Superbonus 110% e Sconto in Fattura: è veramente finita?
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Sconto in fattura e cessione del credito, sono veramente allo stop definitivo come sembrava ipotizzare qualcuno?
Leggendo l’articolo è uscito sul Sole 24 Ore ed è abbastanza chiaro, Unicredit e Intesa San Paolo non sembrano intenzionate a proseguire con l’acquisto di crediti derivanti dallo Sconto in fattura, quindi ad acquisire questi crediti da cedere a loro volta a terzi.
Perchè le banche stanno bloccando questo processo?
Sembra che il meccanismo messo in atto dal governo, per il quale sia possibile effettuare la cessione del credito fino a tre volte, sempre tra istituti finanziari ( banche ), sia limitativo e non permetta effettivamente di cedere questi crediti.
Il risultato è che i plafond che le banche hanno destinato a questa operazione va esaurendo.
Cosa sta succedendo?
Più di una banca, non solo Unicredit e Intesa San Paolo, ma anche Credit Agricole, Deutsche Bank e molte altre, stanno dichiarando che, vista la situazione, continueranno a ottemperare con gli impegni presi ma non intendono proseguire con l’acquisto di crediti.
Il risultato sarà quello di avere delle aziende, ditte e imprese edili, che hanno i cassetti fiscali pieni di crediti che non riescono a riscuotere.
Questo problema influenza in maniera fondamentale tutti i bonus fiscali che permettono lo sconto in fattura attraverso la cessione del credito, quindi non solo, ma anche e soprattutto, il superbonus 110%.
A questo punto ci viene da pensare se non sia, effettivamente, una sorta di richiamo all’attenzione, da parte delle banche nei confronti del governo, che proprio in questi giorni si troverà a discutere (di nuovo) di eventuali modifiche permettendo, forse, una quarta cessione del credito oltre le 3 già previste.
E’ in previsione anche di posticipare il superbonus 110% per le unifamiliari dal 30 giugno 2022 al 15 Ottobre 2022.
La sensazione che ho è che non si capisca bene la portata e l’importanza di questo intervento, e l’impatto che questa operazione può avere per il mercato immobiliare.
Penso inoltre che si stia, come al solito, navigando a vista, non comprendendo le necessità del mercato immobiliare in questo momento, soprattutto quelle legate al settore trainante delle ristrutturazioni.
Cosa chiedono le banche per proseguire l’acquisto dei crediti?
L’invito che fanno gli istituti di credito è questo: “La possibilità di cedere anche ai propri clienti i crediti che hanno a loro volta acquistato dalle imprese, per poter rendere più flessibile il mercato”.
Questa volta il governo non potrà, di nuovo, operare con le modifiche a breve termine, che stanno dando sempre di più la sensazione che si sia innescato un meccanismo tortuoso, dal quale difficilmente si riuscirà ad uscire, con la conseguenza di mettere sempre in difficoltà le imprese.
Non solo è il caso di pensare a un adeguamento della normativa, che sia veramente sensato, ma va fatto un discorso più lungimirante, dove il governo dovrebbe essere più perentorio e cercare di semplificare la situazione.
Continuare a posticipare, ad esempio, di 4/5 mesi l’intervento del superbonus per le unifamiliari, vorrebbe dire non risolvere il problema, ma semplicemente rimandarlo.
Come si stanno muovendo le imprese edili?
Vi dò per certo, per esserci passato più volte attraverso l’attività con i nostri clienti, che nessuna impresa edile che veniva a vedere un immobile da ristrutturare, ad esempio a febbraio, garantiva all’acquirente che avrebbe fatto almeno il 30% dei lavori (così da poter usufruire del 110%) entro il 30 giugno.
Questo perché? Perché la scarsità delle materie prime, anche derivata dalla guerra in Ucraina, sta diventando ancora più importante.
Ci stiamo imbattendo in molte imprese edili, con centinaia di migliaia di euro depositati sui cassetti fiscali che non riescono a riscuotere, che difficilmente nei prossimi mesi penseranno di accettare di fare un’operazione di ristrutturazione in questi termini.
Posticipare quindi da giugno a ottobre, come ipotizzato dal governo, potrebbe non essere una soluzione giusta da attuare.
In conclusione
Come si evolverà lo vedremo nei prossimi giorni.
Quello che è arrivato dalle banche sembra più un campanello d’allarme, un alert per dire al governo “intervieni in maniera definitiva che quello che hai fatto non ci basta”.
Se veramente si andasse avanti in questa direzione, se veramente le banche cominciassero a comunicare che non vogliono più acquisire i crediti derivanti dai bonus fiscali, se veramente rimanesse in questo modo lo strumento di cessione del credito, possiamo definire definitivamente morto il superbonus.
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